Guido Boni - Progetti e architetture 1975-2015

Guido Boni, nato a Sorengo nel 1947, laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 1973, ha operato nel campo dell'architettura dal 1975 al 2015, con studio a Campione d'Italia e a Milano. Questo volume, generoso nell'apparato iconografico, ne raccoglie e ordina i numerosi progetti e le architetture realizzate in territorio elvetico e italiano, nell'arco temporale, e professionale, compreso tra gli estremi del 1975 e del 2015.

La carriera di Guido Boni appare ricca di momenti e esperienze che descrivono un’attività fatta di molteplici interessi, attenzione per l’arte, il disegno, la tecnologia, la cultura in generale. Il lettore potrà così scoprire tra le pagine dell'opera, in maniera non mediata, l'esplicitarsi materiale di questo sfaccettato retroterra personale e umano: un’architettura che assume valore di atto fondamentale di riqualificazione dell’ambiente, tanto del costruito quanto di quello sociale.

«Quando progetto, mi lascio stimolare del contesto in cui dovrà sorgere l’intervento: il sito mi “suggestiona” e indirizza i primi schizzi, al cui interno son già racchiusi i concetti progettuali.

Poi procedo alla loro lenta definizione attraverso successivi passaggi che tendono in genere alla semplificazione degli elementi costitutivi, alla loro razionale e funzionale definizione, lavorando sui margini, sui confini, sui dettagli.

Intendo il luogo quale aggregato complesso in cui sono racchiuse la storia e la natura che nel tempo hanno concorso a definirlo e mi interessa poterne cogliere il carattere sinteticamente, mediante un approccio “intuitivo”, che ne faccia emergere l’essenza, asciugata da tutte le incrostazioni. La morfologia e gli aspetti naturali concorrono a determinare la composizione, che cerca una stretta integrazione con il terreno anche attraverso il diretto rapporto fra interno ed esterno del manufatto architettonico, essenziale e riconoscibile pur nella sua semplicità.

Ho sempre pensato l’architettura come qualcosa di vivente, dove le pietre e le loro forme, al pari di individui, possono comunicarci molto, se sappiamo ascoltare e dialogare positivamente con esse.

Col suo intervento l’architetto non potrà forse modificare la società, ma certamente riuscirà a plasmarne gli attori, svolgendo quel ruolo di operatore professionalmente corretto che è alla base di una concezione etica del suo lavoro.»